‘Pagami, e scriverò di te’. La “dura” vita delle fashion blogger

Forse sono masochista, o solo fissata, ma pare che questo argomento sia una fonte inesauribile di spunti. Voglio tornare ancora una volta a parlare di fashion blogger, perché ieri ho letto una cosa che mi ha sconvolta. Su Frizzifrizzi.it è stato pubblicato un articolo che, spero, possa far riflettere molte persone; conoscevo già le difficoltà che si incontrano nelle fasi di produzione dell’abbigliamento (come se non mi bastasse essere nell’ambiente, mio padre è pure maglierista), ma non immaginavo che alcuni blogger arrivassero a chiedere dei soldi anche per pubblicare un articolo.
Non bastava che la mia solita amica bionda chiedesse soldi per andare ad eventi (purtroppo non esiste più l’articolo originale, ma solo qualche testimonianza come questa qua), ora i blogger vogliono farsi pagare anche per scrivere un pezzo.
Sia ben chiaro, a me – e credo a nessun altro abbia un proprio spazio personale – non farebbe schifo se questo blog dovesse trasformarsi in una fonte di guadagno. Ma da qui a chiedere a piccoli brand di pagarmi beh… ce ne vuole. Forse sono troppo empatica e mi immedesimo eccessivamente nelle difficoltà degli altri, o magari è che semplicemente amo il mio lavoro e scrivo in primo luogo per il piacere di farlo. Senza contare che, il più delle volte, le persone sopra citate ne sanno di moda quanto io ne so di fisica quantistica (cioè zero), e francamente pagarle per una cosa fatta male mi sembra piuttosto stupido, oltre che inutile.
Scrivo questo augurandomi che prima o poi si verifichi un’inversione di tendenza, e sperando che emergano solo i talenti (blogger bravi ce ne sono, quelli che ho nel blogroll non sono lì per caso).

Sono curiosa di conoscere le vostre opinioni… Scatenatevi!

11 thoughts on “‘Pagami, e scriverò di te’. La “dura” vita delle fashion blogger

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  2. Scusami ma non sono totalmente d’accordo con quanto scrivi. E’ ovvio che se uno non capisce niente di un certo argomento è un insulto che chieda soldi per farlo, tuttavia il blogger non è un giornalista, quindi non ha una casa editrice che lo paghi e quindi, se vuole che il blog sia un lavoro, deve “inventarsi” un modo per guadagnarci, offrendo – ovviamente – un servizio in cambio e non ho detto che non ami quello che fa semplicemente perchè non lo fa gratis.
    Su Chiara Ferragni – simpatica come la coda in autostrada a ferragosto – avevo però letto un articolo di un esperto di internet, che, a conti fatti, diceva che quanto lei scrive viene letto d circa 3milioni di persone e che un brand per avere quella diffusione con pubblicità tradizionale spenderebbe molto di più di quanto la paga per partecipare a una sfilata.
    Aspetto la tua opinione!

    Anna

    • Ciao Anna,
      le cose non stanno esattamente così. I giornali e le case editrici vivono grazie agli spazi pubblicitari, la stessa cosa vale per chi scrive sul web: durante i miei primi tre anni di lavoro ho scritto per Modaonline.it, che è una testata a sè stante (cioè non è sotto nessuna casa editrice) e gli introiti arrivano anche dalla vendita di banner pubblicitari; così fanno molti blog. Per essere onesti con i propri lettori si dovrebbe segnalare quali sono gli articoli pubblicati a scopo pubblicitario, un po’ come nei programmi televisivi o nelle pagine publiredazionali delle riviste.
      Infine passando al “presunto esperto” anche dovessero essere quelli i numeri (ho le mie buone ragioni per dubitarne) non sempre tanti click corrispondono a qualità: e parlo proprio di qualità dei click, i commenti della ferragni sono quasi esclusivamente composti da spam di vari link, ad esempio. Inoltre è da combattere la mentalità “grande visibilità=grande valore”, altrimenti se la farfalla di Belen aprisse un blog di finanza sarebbe automaticamente il miglior sito d’Italia.

      Buona serata, fammi sapere che ne pensi!

      • Bhe io credo che siano discorsi differenti…
        Certo, l’editoria vive (o forse ormai sopravvive) grazie alla vendita di spazi pubblicitari, ma in Italia si investe ancora molto poco sul web e quindi un banner costa sempre molto meno di una pubblicità su una rivista cartacea. Per non parlare poi della “bontà” di Google Adsense, che dà qualcosa come 0,000001 cent per ogni click sul banner ;)
        Poi sul discorso qualità: io non credo che a Prada (o chi per esso) freghi assolutamente nulla se chi vede – o meglio ancora chi compra – le sue borse se ne intenda della qualità, della creatività, ecc. gliene frega che compri… E qs non è un discorso morale o di valore, certo non lo approvo, ma è il mercato che funziona così. Io per es. faccio volontariato nel commercio equo e la spesa consapevole è uno dei cardini di questo commercio, ma se qualcuno viene in negozio chiedendo un prodotto perchè la sua amica gli ha detto che è figo e va di moda e magari neanche sa cosa sia il commercio equo, di certo non ci rifiutiamo di venderglielo…

        Alla prossima!

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  8. onestamente trovo i tuoi articoli davvero interessanti sopratutto perchè condivido il punto di vista. Non trovo giusto che quando i brand porgono un dito le blogger si prendano tutto il braccio, anche se come hai detto tu ci sono casi e casi.
    Onestamente la cosa che mi ha stancato maggiormente è vedere foto sui marciapiedi, ne sono SATURA, ma se l’idea di fashion blog si rinnovasse e ci fossero persone disposte a creare dei contenuti molto più creativi anche se non si parla di professionisti del settore apprezzeresti di più il genere?

    • Ciao Mara, prima di tutto grazie per essere passata da qui!
      Certamente le blogger hanno approfittato della situazione e, trincerandosi dietro la convinzione che quello sia “un lavoro” si sono messe a sfruttare tutto quello che gestire un blog poteva offrire loro. Se però alcune mi piacciono, e meritano senz’altro attenzione, ci sono altri soggetti (e dai miei post si capisce sicuramente a chi mi riferisco ;) ) che sono decisamente sopravvalutate per il semplice motivo che, come dici giustamente anche tu, non basta fotografarsi su un marciapiede.
      E per rispondere alla tua domanda sì, sarei davvero felice se esistessero blog creativi, dove si parla seriamente di moda (purché se ne abbiano le competenze, ovviamente). Se dovessi averne qualcuno da consigliarmi ne sarei ben felice!

      Buona giornata,
      Chiara

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