Don’t mess with bloggers: storia di una bagarre

Non capita tutti i giorni di essere spettatori privilegiati di un cat fight virtuale. Protagoniste: Valentina Ravizza, giornalista del Corriere.it che ho conosciuto ad un evento di Bear a Riccione qualche anno fa, la blogger Nunzia Cillo + Anna Venere di Modaperprincipianti (leggetevi il suo blog: è un ordine!) che pur non avendo preso parte attivamente al litigio ha in primo luogo condiviso un articolo scritto appunto da Valentina, scatenando l’inferno. E dire che la principale preoccupazione di Anna quando ha condiviso l’articolo era più o meno simile alla mia: cosa potrebbe accadere se una ragazzina, influenzabile, vedesse le varie Ferragni Biasi ecc così magre ingurgitare hamburger e donuts ogni giorno?

d08098c6cbfb80746b3737fb4c38e448Stai per addentare quel bigné o è solo per la foto?

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You Did Not Eat That: quand’è che il rapporto con il cibo è diventato così contorto?

Per le abitudini alimentari esiste un pre ed un post, ovvero: un prima ed un dopo Instagram. Vi ricordate come era la vita, prima che tutti condividessimo fotograficamente (e sì, lo faccio anche io), ogni pasto? Di sicuro non esisteva la necessità assoluta che i piatti fossero belli e dai colori psichedelici.
Perdonate la piccola digressione nostalgica, ma questa premessa mi serviva per dire che forse forse il dover instagrammare cibo #yummi #gnammi #slurp ha creato non pochi disagi. Soprattutto alle povere fashion blogger. Perché essere belle e snelle va certamente in controtendenza con quegli alimenti ricchi di grassi saturi che, ahiloro, risultano particolarmente carini su Instagram. Pensateci: sono più fotogenici macarons, cupcakes, cookies, hamburger e ciambelle oppure riso in bianco, verdure al vapore e carne ai ferri? Eh già.

FerryMcDonaldL’unico McDonalds frequentato dalle blogger.

Un account Instagram, chiamato You Did Not Eat That e gestito da un’anonima che ha accumulato anni di esperienza nel settore della moda, sbugiarda le presunte abitudini alimentari delle blogger, come spiega la tagline: “Speaking the truth in this mixed up world of too many macarons and ice cream cones. Because really… #youdidnoteatthat”. E ha (come era logico pensare) attirato subito l’attenzione di vari siti e magazine, in questi giorni ho letto molti articoli e interviste a lei dedicati. Continua a leggere

Chiara Ferragni su Grazia. Posso dire che sono perplessa?

Oggi volevo scrivere un articolo serio, profondo. Uno di quei post per i quali ti documenti accuratamente e su cui rimugini a lungo, perché le cose da dire son tante e si tratta di un argomento da prendere con le pinze. E invece parlo di Chiara Ferragni. Tutto è iniziato stamattina, quando nel corso del mio solito raid su La Faccia Avvilita della Faccia Avvilita sono incappata in questa foto:

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Come sempre, grazie a La Faccia Avvilita della Faccia Avvilita.

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Prima regola: studiare!

E’ proprio vero, ci sono persone (o marchi) che non imparano mai. Ma proprio mai mai eh. Chiara Ferragni per Yves Saint Laurent è il secondo #fail che vede protagonista l’insalata bionda. Il secondo nel giro di una settimana. Voglio proprio stringere la mano a chi effettua queste scelte. Ma guardare un po’ cosa fanno gli altri, utilizzare anche il sentiment e non solo i numeri come parametri di valutazione, insomma sondare un po’ il terreno vi sembra davvero così brutto/complicato? e dire che la mia giornata consiste in parte proprio nell’analizzare cosa accade sulle altre pagine, in primis dei competitor della mia azienda e poi degli altri, e non necessariamente si tratta di realtà legate al settore in cui operiamo. Non solo, spesso è proprio allontanandosi dal proprio percorso che si riescono ad avere idee innovative, bisogna essere capaci anche un po’ di uscire dal seminato. Avere coraggio, tentare. E non fare sempre le solite cose. Insomma, la  blogger che smarchetta non è più una novità dal 2010 circa. Che poi son pure d’accordo, quando la collaborazione viene fatta con criterio e scegliendo una personalità affine al marchio da pubblicizzare. Però la Ferragni per sua stessa ammissione non è bravissima a truccarsi (l’ha detto lei non me lo sono inventato. E’ stata pure onesta), perciò mi sembra piuttosto superfluo ed inutile chiamarla per una collaborazione del genere, quando il web pullula di beauty blogger e MUA davvero valide.
Cheppoi, ma a vedere che tutto ciò in cui lei è coinvolta è penosamente approssimativo e travolto dalle critiche, non si dispiace nemmeno un po’ la Chiara?

YSL fail

 Un solo commento positivo in mezzo ad una marea di critiche ed insulti. Social marketing: lo stai facendo male.

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TBS per Redken: sucCESSO su Facebook

Lezione estemporanea di Social Media Marketing, ovvero: quando l’utenza ti si rivolta contro.
Povero team marketing di Redken. In queste ore la pagina Facebook del brand di haircare è un bagno di sangue: tutta colpa dell’insalata bionda.

MehNon voglio nemmeno esprimere la mia opinione su questa foto sul sito della Redken. Urgh. Continua a leggere