Prima regola: studiare!

E’ proprio vero, ci sono persone (o marchi) che non imparano mai. Ma proprio mai mai eh. Chiara Ferragni per Yves Saint Laurent è il secondo #fail che vede protagonista l’insalata bionda. Il secondo nel giro di una settimana. Voglio proprio stringere la mano a chi effettua queste scelte. Ma guardare un po’ cosa fanno gli altri, utilizzare anche il sentiment e non solo i numeri come parametri di valutazione, insomma sondare un po’ il terreno vi sembra davvero così brutto/complicato? e dire che la mia giornata consiste in parte proprio nell’analizzare cosa accade sulle altre pagine, in primis dei competitor della mia azienda e poi degli altri, e non necessariamente si tratta di realtà legate al settore in cui operiamo. Non solo, spesso è proprio allontanandosi dal proprio percorso che si riescono ad avere idee innovative, bisogna essere capaci anche un po’ di uscire dal seminato. Avere coraggio, tentare. E non fare sempre le solite cose. Insomma, la  blogger che smarchetta non è più una novità dal 2010 circa. Che poi son pure d’accordo, quando la collaborazione viene fatta con criterio e scegliendo una personalità affine al marchio da pubblicizzare. Però la Ferragni per sua stessa ammissione non è bravissima a truccarsi (l’ha detto lei non me lo sono inventato. E’ stata pure onesta), perciò mi sembra piuttosto superfluo ed inutile chiamarla per una collaborazione del genere, quando il web pullula di beauty blogger e MUA davvero valide.
Cheppoi, ma a vedere che tutto ciò in cui lei è coinvolta è penosamente approssimativo e travolto dalle critiche, non si dispiace nemmeno un po’ la Chiara?

YSL fail

 Un solo commento positivo in mezzo ad una marea di critiche ed insulti. Social marketing: lo stai facendo male.

Il secondo caso di oggi non è proprio proprio legato alla moda, ma visto che la comunicazione sui social network è il mio pane quotidiano e in questo caso c’è tanto, tanto rosa, beh ce lo faccio stare e ne parlo. Sta impazzando in queste ore un nuovo, fantastico epic fail, e questa volta è il turno di Ceres (c’è da dire che non ci si annoia mai su Facebook).
Pare che l’azienda danese stia lanciando sul mercato Soft Ale, una nuova birra lampone e zenzero (…) di colore rosa (…!), e quale bellissima idea social poteva farsi venire in mente se non permettere agli utenti di creare e condividere i propri messaggi pubblicandoli direttamente sul sito dedicato alla nuova bevanda? Prevedo che la testa di chi ha ideato codesta campagna cadrà presto, perché una case history spaventosamente simile è quella di Cynar, risalente solo allo scorso maggio. E’ vero, il più delle volte il web dimentica in fretta (il web, io no Groupalia) ed ogni scusa è buona per scatenare l’engagement: me ne rendo bene conto visto che con sta roba io ci mangio. Se invece si tratta di un fake (potrebbe, il calendario scade il primo aprile)… Beh son dei geni (anche se non ne comprendo completamente il senso, comunque i messaggi son privi di moderazione). E sono prontissima a rimangiarmi tutto, ovviamente annaffiando il mio pasto con una bella bottiglia di Soft Ale.
Qua un articolo piuttosto approfondito di Gioia Communica, che spiega molto bene dove sta il #fail anche nel caso (molto probabile) si tratti di un pesce d’Aprile, che sarebbe quindi un #win da parte dell’azienda in quanto in grado di generare molto velocemente buzz.

E per finire, un’altra piccola regola: se ci si vuole autoidolatrare bisogna anche essere capaci di cambiare account.

 

9 thoughts on “Prima regola: studiare!

    • Grazie mille, ho cercato di essere obiettiva e di non cadere nei soliti luoghi comuni, anche perché la maggior parte della gente che critica la Ferragni (o in generale le blogger di questo stampo) non lo fa per invidia o cattiveria, ma semplicemente perché si pone degli interrogativi. Io ho studiato moda e ho avuto compagni di corso davvero, davvero bravi e dotati nel design e nella realizzazione di capi ed accessori: sono queste le persone che meriterebbero di disegnare capsule collection, o in alternativa, chi è dotato di uno spiccatissimo senso dello stile ed è effettivamente un’icona (Karla Deras se vogliamo restare sui blogger, Alexa Chung o Zooey Deschanel se vogliamo migrare in altri settori continuando però a riferirci a persone che non hanno competenze precise di creazione di prodotti apparel).
      Buona giornata!

  1. Bell’articolo! In effetti è proprio come dici tu, basterebbe studiare un minimo.. e poi mi stupisce molto che un brand come YSL ricorra a una testimonial come lei: non mi è ben chiaro il target ai quali mirano, forse le ragazzine di 15 anni? Una donna dai 25 anni in su preferirebbe, credo, dei tutorial creati da esperti, non da figli di papà avvezzi alle marchette. Insomma, questa è la mia opinione!

    • Ciao Nini, grazie :)
      Beh le case history non è difficile scovarle, e poi hai centrato un altro punto: il target principale di riferimento della Ferragni è, per età, troppo basso rispetto a quello che ha il potere d’acquisto necessario per essere in grado di permettersi maquillage firmato. Tanto più che lei non si è mai spacciata per beauty expert, ma è sempre stata molto onesta su questo aspetto. Insomma, un fail bello e buono!

  2. Adoro i tuoi articoli, si vede che hanno il giusto spirito critico di conosce perfettamente le cose di cui parla! Nel caso specifico inutile dire che per quanto riguarda la Ferragni si tratta della solita scelta fatta esclusivamente per il nome e non per l’attinenza con il prodotto ahimè. Succede troppo spesso. Per la Ceres invece mi auguro per loro che sia una strategia ben pensata, sennò son cavoli amari. Ma tanto io ho sempre preferito l’Heineken :-D Baci.

    https://fashionblogbyblondywitch.wordpress.com

    • Ciao, grazie per il commento :)
      Per Ceres ti dirò che penso sempre di più che si tratti di una strategia ragionata, vedremo come si evolverà. A me non dispiace come birra mentre invece non amo l’Heineken, comunque sono un tipo da weiss!

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