Social media marketing for dummies

Interrompo i post dedicati alle sfilate (comunque ne arriverà un altro a breve, spero che apprezziate!) per parlare di qualcosa che mi interessa molto. In occasione della Settimana della comunicazione ieri sono andata ad una conferenza dedicata all’importanza dei social network ed alla loro crescente importanza nelle strategie aziendali.
Per quanto abbia apprezzato l’iniziativa mi rincresce constatare che, purtroppo, alle mie orecchie quanto detto sia risultato piuttosto trito e ritrito: niente che non sapessi già. E, ancora, non sono stati portati alla luce esempi negativi (quasi alla fine del convegno però sono dovuta scappare, spero di non essermi persa proprio quella parte). Se infatti sappiamo che si deve rispondere sempre ai propri follower, che non si deve insultare e che si deve essere in grado di fornire informazioni ed offrire contenuti a ciclo continuo, cosa non si deve invece fare? Quali sono le aziende che fanno bad marketing?

Caso 1
Il catastrofico terremoto che ha spaccato in due l’Emilia Romagna qualche mese fa è stato l’incipit per l’enorme scivolone di Groupalia, che tweettava di una vacanza a Santo Domingo come occasione di fuga dalla spiacevole situazione. Ovviamente sono state vane le scuse, il popolo di Twitter non dimentica facilmente. Aggravante: l’uso improprio dell’hashtag terremoto.

Caso 2
Torniamo indietro di qualche mese. Stefanel organizza un evento al quale sono invitate alcune fashion blogger, ed il buon Simone Marchetti scrive per Affari & Finanza un articolo dove si parla dell’assenza di una certa bionda, apparentemente dovuta a disaccordi sul compenso (che doveva essere a 4 zeri). Il tutto viene insabbiato nel giro di pochi giorni, l’articolo è introvabile, non è mai stata fatta una smentita (anche se la bionda aveva assicurato che ci sarebbe stata) ma soprattutto ora la bionda collabora di nuovo con Stefanel. Ahi ahi ahi. E come se non bastasse il brand ha smesso di rispondere sulla propria pagina di Facebook alle critiche e ad insultare con i profili privati, giocandosi così il rispetto di potenziali clienti.

Caso 3
Fashion week, Borsalino invita le blogger (…) a passare in showroom e fotografarsi. Quando viene chiesto il perché di questa scelta, visto l’innegabile heritage del marchio, alcune foto spariscono ‘misteriosamente’ dalla pagina Facebook. Tanto di cappello!

Caso 4
La sparatoria avvenuta alla prima di Batman ad Aurora, in America, viene tristemente sfruttata da un negozio di abbigliamento nella convinzione che #Aurora si riferisse all’abito indossato da Kim Kardashian. Quando la realtà supera la fantasia.

Caso 5
In occasione della SS12 Yamamay sceglie come testimonial per una capsule collection Chiara Ferragni. La collezione non piace, ed il tam tam mediatico in negativo è immediato. L’azienda, invece di fronteggiare la situazione, si impegna nel cancellare le critiche, dimostrandosi incapace di stare sul web. Perché è questa l’amara verità: se ti esponi al popolo di Twitter, Facebook, Instagram e Pinterest, è assolutamente necessario essere in grado di incassare i colpi. Il popolo del web, forte anche della presenza di uno schermo, si sente ancora più libero nell’esternare le proprie opinioni, e a meno che non si arrivi ad insulti pesanti cancellare un commento è una delle peggiori mosse che un’azienda possa fare.

A voi trarre le conclusioni!

Source; Blogosfere, Il Covo delle solo Avvilite, Fashionista.com

Ti potrebbero interessare:

Milan fashion week #5
E adesso voglio il blog della farfalla di Belen.
‘Pagami, e scriverò di te’. La “dura” vita delle fashion blogger

13 thoughts on “Social media marketing for dummies

  1. “a meno che non si arrivi ad insulti pesanti cancellare un commento è una delle peggiori mosse che un’azienda possa fare.”

    Decisamente! Chi si espone sul web è esposto sia a complimenti che a batoste che, è vero, fanno un po’ male ma il saper rispondere e, nel caso in cui sia necessario, ammettere l’errore è davvero la cosa migliore da fare.

    Un post molto interessante! :D

    Mel

    • Purtroppo molti scelgono di esporsi senza prima fare i conti con questa eventualità, salvo poi essere riportati alla realtà dalle critiche.
      Mi fa piacere sapere che hai trovato interessante il post, spero possa tornare utile!

      Buona giornata,
      Chiara

  2. Pingback: Mi sento un po’ Hung Huang. « walkinfashionblog

  3. Pingback: Errori da blogger #3 « walkinfashionblog

  4. Pingback: Stelle Award – And the winners are… « walkinfashionblog

  5. Pingback: Chiara Biasi: non sempre la panna montata è buona | walkinfashionblog

  6. Pingback: TBS per Redken: sucCESSO su Facebook | walkinfashionblog

  7. Pingback: Prima regola: studiare! | walkinfashionblog

  8. Pingback: Desigual e il caso #tudecides: su certe cose è meglio non scherzare. | walkinfashionblog

  9. Pingback: Se devi farlo, almeno fallo bene: piccole regole per usare i social | walkinfashionblog

  10. Pingback: Carpisa: se nessuno ha capito cosa volevi dire, forse è #Fail. | walkinfashionblog

  11. Pingback: Risorse utili: Strategie di Visual Marketing di Anna Tartaglia | WalkinFashionBlog

  12. Pingback: Sei su Facebook? Sei un Social Media Manager (ma anche no) | WalkinFashionBlog

Lascia un commento